(Subotica 1935 - Parigi 1989) scrittore iugoslavo di lingua serbo-croata. Il padre, ebreo ungherese, perì ad Auschwitz, la madre era una montenegrina ortodossa. K. fu battezzato secondo il rito ortodosso ed educato nel culto cattolico. Queste circostanze hanno permesso a K. di elevarsi al di sopra delle divisioni etniche e religiose senza perderne la consapevolezza culturale. La sua vasta produzione, che comprende racconti, poesie, saggi, può essere letta come un’unica meditazione sulla Storia, teatro della volontà di annientamento dei vari totalitarismi. A questa storia contrappone storie personali e familiari: le uniche che appaiano dotate di senso. Si è rivelato con La mansarda (1962, nt), un romanzo onirico concepito come un a solo di jazz. In Giardino, cenere (1965), Dolori precoci (1969), Clessidra (1971) affronta il tema dello sterminio degli ebrei. La denuncia dello stalinismo è al centro di Una tomba per Boris Davidovic (1976). Paradossalmente riconciliata con l’amore e la morte, al di là di ogni finzione e travestimento, è una delle sue ultime opere: Enciclopedia dei morti (1983).